Ma cos'è questa quota?!?


Non me ne vogliano le femministe. Quanto scrivo non è assolutamente una posizione contro le donne ma è un'opinione il più possibile obiettiva in merito alle tanto declamate quote del 50%. Quando sorse la questione? Semplicemente quando le donne si resero conto che la rappresentatività del loro sesso era misera in tutti i settori. Oserei dire meno che nel settore "amore" dove si è registrato un poderoso scavalcamento dei poteri maschili in loro favore. Bene, è vero, nella politica, nella finanza, nell'industria eccetera, i ruoli importanti sono stati, fino a poco tempo fa, appannaggio quasi esclusivo dei maschi.
Vi è stata poi un'alzata di scudi che ha permesso a donne capaci di ricoprire posti direttivi e decisionali di indiscusso potere. Tutto per merito di una lunga battaglia iniziata negli anni '60, senza dubbio anche esagerata e folkloristica, ma decisiva. E' giusto infatti questo revanscismo di cui non si può discutere. E' discutibile semmai la quota che si vuole stabilire per "accontentare" le donne: il 50%. Perché se esistessero il 60 o il 70% di donne capaci dobbiamo disperderne il 10 o 20%? Lo stesso vale anche per gli uomini. Questo ripartire per quote i meriti mi sa tanto di "porcellum" dove il valore è stabilito dal "capo". Per soddisfare le donne, che vuol dire consenso elettorale, si è stabilito quote in numero non in valore. Non ci si è voluti rendere conto che è il valore di una persona che conta, e non il sesso. Per cui, secondo questo criterio, e in linea esclusivamente teorica, sarebbe possibile un parlamento di tutte donne o di tutti uomini, purché persone valide che seguano gli interessi della comunità. Questo è il punto, cercando di dimenticare che in rappresentanza delle donne ci sono elementi come la Fornero e la Santanchè.

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