Non ci resta che piangere


Chi pensava che le lacrime della Fornero fossero un caso isolato, per quando odioso e banale, si era sbagliato. Oggi il Presidente delle Repubblica, parlando nei luoghi del disastro del terremoto emiliano, ha fatto la ridicola voce rotta dal pianto, insomma ha versato la terza lacrima in poco tempo.
Già in due altre occasioni i suoi occhi da pulce avevano lasciato scorrere all'indirizzo della boccuccia di rosa, una goccia di escrezione oculare così densa che accoglieva in sé tutte le lacrime del mondo. Proprio come il Papa. Pareva che piangesse per tutti noi che affranti aspettavamo il suo verbo. Non sarebbe stato meglio che avesse pianto a suo tempo i danni che faceva "Burlesconi" invece che alimentare, con la mania della super partes, il suo governo? Non sarebbe meglio che piangesse ora per le ingiustizie del governo Monti? E per l'assalto allo statuto dei lavoratori per uno come lui che era stato nel PCI? Ma non dimentichiamoci che apparteneva ai miglioristi, quelli che bene o male difendevano la borghesia anche alta, perché loro stessi appartenevano alla borghesia alta. Non una parola contro lo smantellamento dell'art.18 e la libertà di licenziamento anche nel settore pubblico. Crede che una lacrima metta a posto tutto, tanto siamo un popolo di coglioni pronti a commuoversi per ogni bischerata. Non sarà mica un anticipo delle "lacrime e sangue" di churchiliana memoria? Certo che i vecchi, come dice qualcuno, andrebbero ammazzati da piccoli! Ci tocca quasi rimpiangere la faccia a bischero di "Burlesconi" con il sorriso stereotipato!

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