Ciao Emmanuelle, madrina delle mie seghe


Erano gli anni '70, quelli delle timide apparizioni di Playboy, quando l'olandese Sylvia Kristel irruppe sugli schermi con "Emmanuelle" per far scoprire il gusto del proibito ai giovani, e non solo, di quella generazione. Era un'altra epoca, un altro mondo, un altro modo di scoprire e vivere il sesso.
Non era come oggi che il porno, grazie purtroppo anche al web, è così inflazionato che non desta più interesse. E poi è legato anche lì, all'esibizione, che spinge ragazzine a mostrarsi in video, una dietro l'altra, a spompinare in discoteca un ragazzo bene armato. No, Emmanuelle era sofisticata e il suo erotismo era soft, cosa che spingeva anche le donne a pretendere dai loro maschi un impegno per farle giungere a un orgasmo vero, non simulato. Insomma, in un certo senso, è stata benefica, con quel suo aspetto elegante e per bene, vestita da normale donna, moglie o fidanzata, che, al minimo tocco si lasciava andare non conoscendo limiti di tempo, di luogo e di uomini. Era un oggetto del desiderio e fu condannata, dall'enorme successo del film, ad esserlo fino in fondo, pur recitando anche con registi validi come Vadim, Borowczyk, Zampa, Samperi. Ormai il destino suo come attrice era segnato e può darsi che fu quello a farla scivolare nell'alcol, nel fumo, nella droga, praticamente in povertà, e ad accompagnarsi con numerosi uomini, sempre sbagliati. Sessanta anni sono pochi e l'attrice olandese ci ha lasciati per il solito maledetto male incurabile. Ciao cara Emmanuelle, madrina delle mie seghe.

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