Un New Deal anche in Italia!


Durante la tremenda crisi che colpì l'America nel '29, Franklin Delano Roosevelt eletto presidente degli Stati Uniti nel '32, emanò importanti provvedimenti che risollevarono il paese annientato dal Big Crash. Questi provvedimenti si basavano, oltreché su misure finanziarie come la svalutazione del dollaro che comportò l'aumento delle esportazioni, sull'impiego di disoccupati in imponenti e utili costruzioni come dighe idroelettriche e sulla costituzione di un'agenzia per gestire la costruzione di importanti opere pubbliche, oltre alle disposizioni per la salvaguardia del lavoro, ai minimi salariali e al welfare state. Pur riconoscendo che la spinta per la salvezza finale fu data, vicino agli anni '40, dal mastodontico sforzo per l'industria bellica, va da sé che la crisi fu superata soprattutto grazie ai provvedimenti che prevedevano costruzioni pubbliche.
Si dirà: ma cosa lo Stato italiano deve costruire? Basterebbe un piano di costruzioni di carceri adeguate, capaci di contenere come uomini e non come bestie, i numerosissimi carcerati, in gran parte extracomunitari, che oggi le popolano. Si dirà anche: ma lo Stato dove li prende i quattrini? E' il solito discorso. Dall'evasione fiscale che è arrivata, grazie all'educazione berlusconiana a "farla furba", a quote impensabili; da una giusta tassazione che sollevi il solito "parco buoi", come si dice in borsa, da prelievi erariali odiosi, aumentando quella dei grandi capitali e via discorrendo. Se non si agisce così e si sperpera il denaro pubblico in capillari travasi di liquidità clientelare, non si arriverà mai a superare la crisi. La costruzione di decine e decine di carceri sarebbe, oltre che un dovere civile, un impulso notevole a un settore che conta giornalmente fallimenti. Sarebbe l'inizio di un New Deal italiano.

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