Viva Bersani, abbasso Renzi


A giudicare dalla furbizia, dal talento "visivo", dalla parlantina, insomma dalla figura che ricorda, oltre ai falsi democristiani di una volta, l'uomo di Arcore, il vincitore della sfida con Bersani sarebbe lui, cioè Matteo Renzi. Certamente se ci fosse stato il sindaco di Firenze a capo della coalizione, raccattando una parte dei voti di destra e dei grillini, il Pd avrebbe avuto via libera alla formazione del governo. Ma pagando quale dogana? Quella che farebbe trasformare la maggiore forza di sinistra in una specie di Dc, in un partitone di centro che avrebbe perso tutti i connotati con i quali era nato e cresciuto.
Cioè quelli di una forza di sinistra, e non occorre andare a cercare nella storia del glorioso Pci per trovare quelle doti.  Una sinistra moderna indispensabile per un progresso del paese, come avvenne quando la Dc fece passi avanti quando per necessità, collaborò con il Psi del tempo che, nei confronti con i partiti sinistrorsi di oggi, si collocherebbe alla sinistra estrema. I diritti dei lavoratori, l'assistenza sanitaria a tutti, la cassa integrazione, la pensione a tutti eccetera eccetera, lo si ottenne, sotto l'egida di un Pci forte che condizionava il potere del governo, grazie a un centrosinistra in cui pesava  la decisiva collaborazione del Psi. Non ce ne facciamo nulla allora di una vittoria con Renzi. Non ce ne facciamo nulla di una forza di centro che annullerebbe le istanze della sinistra. Renzi dà l'impressione di essere un riformista nel senso deteriore della parola (leggi D'Alema), un trasformista, un imbonitore, un arrivista, un megalomane, un essere dalle grandi doti di affabulatore, ma di tipi del genere ce ne è bastato uno negli ultimi venti anni e ci basta ora il buffone di Grillo. Con tutti i suoi difetti, che ha scontato anche nella campagna elettorale in parte errata, preferiamo Bersani, con la sua flemma ma con i suoi punti fermi. Se dovesse crollare anche lui facendosi convincere per un nuovo inciucio, è meglio cambiare nazione e dimenticarsi di essere italiani.

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