Poveri studenti, mai più compiti a casa!



E' una battaglia che vinceranno, statene certi. Non basta perdere tempo con assemblee di classe, assemblee d'istituto, con spettacoli di beneficenza, con incontri per parlare della mafia, quelli per la pedofilia, quelli per la memoria e via dicendo, per non contare le ore perse per malattia del professore che, per brevi periodi, non può essere sostituito, e altre cosucce che riducono drasticamente il tempo a disposizione dell'insegnante, no, non basta tutto questo. I genitori chiedono che i loro figli siano sollevati dall'obbligo dei compiti a casa. In sostanza si chiede che lo studente, dopo aver bighellonato a scuola, continui a bighellonare a casa con il telefonino o l'iPad sotto mano.
Pazienza per i più piccini per cui l'apprendimento si può esaurire in aula, ma per i più grandi questo obiettivo è difficile da raggiungere. I compiti a casa, naturalmente coordinati e in maniera non esagerata, sono necessari e puntare a soluzioni personalizzate a seconda delle esigenze degli alunni, cosa ottimale, non è possibile per una scuola che non è mai stata nel mirino dei governi, come la cultura in generale, una scuola che ha mirato, specie in questi ultimi anni, al risparmio, portando il numero degli alunni a cifre impossibili, accorpando istituti fino a tre, lesinando sulle supplenze e sparpagliando i componenti di una classe in varie altre a non fare praticamente niente. I problemi della scuola sono tanti e poi tanti, ma non è con l'eliminazione dei compiti a casa che si risolvono. Negli anni '60 e '70, si parlava di una scuola a tempo pieno, cioè fino alle cinque di pomeriggio, con attività di ripetizione e sportive. Allora aveva senso ed era assurdo dare i compiti a casa. Ma erano sogni. Quelli di una scuola con una mensa adeguata, con impianti per la ricreazione e tutto il resto. Sogni. Ma svanita questa illusione  e mandato tutto a scatafascio, non si può risolvere una situazione assai precaria con un sempre minore impegno degli alunni! E' il principio della fine. E poi non veniamo a lamentarci perché, in questo campo, siamo agli ultimi posti in Europa e forse nel mondo!

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