Mercanti improvvisati e assurda pseudo critica d'arte

Scultura di Jeff Koons con Cicciolina
Con il deterioramento del concetto di arte e il conseguente prolificare di falsi artisti, si è fatta avanti anche la categoria degli imbroglioni, gente che provenendo dai più disparati rami sociali e da mestieri che non hanno a che far niente con l'arte, come il ristoratore, il cameriere, il vagabondo, il falegname, il venditore di mobili antichi falsi, si è buttata a corpo morto nella speculazione della pseudo-arte peraltro trovando, in questi tempi magri, notevoli difficoltà. Ma pazienza. Ognuno si arrangia come può, se trova i bischeri che si fanno imbrogliare. Ciò che invece mi fa più incazzare è la propensione alla fandonia dei cosiddetti critici d'arte. Quelli che non contano nulla e credono che solamente con discorsi astrusi e con paroloni copiati magari su internet, si possa far fesso il cliente. Mi sono voluto divertire in questi giorni leggendo uno scritto che accompagna un catalogo.
Si parla, trattando di pittura, di carattere tecnico-linguistico, di natura etica, di difendere la genesi creativa dalle sirene della civiltà, di immagini sostanziate dalla necessità percettiva, di depurare la produzione iconica dalla pervasiva pioggia d'immagini destituite di ogni pregnanza, di pulsione scopica, di approccio etico, di distillare e modulare le istanze visuali, di ideazione-ripensamento-distillazione-selezione-produzione, di approfondire le sintassi dell'immagine ad alto contenuto tecnologico, di un processo di selezione dell'esistente, di attivare la soggettività... e così di seguito per pagine e pagine. Per non dire assolutamente niente. Mi ricordo il mio capo che, quando dovevo fare una critica a un pittore mediocre amico del direttore del giornale, mi diceva: non dirne male, sai tu come fare. Io, che era abituato a una prosa lineare che facesse capire i quadri, mettevo su una critica fatta di paroloni in cui non si capiva niente ma tanto sostanziosa che la gente non ne pensava male. Ora invece si fa così per tutti, da parte dei critici che non valgono una cicca, pensando che il parlare ermetico paghi. Non è vero. La gente, pur stupida che sia, non si fa mettere di mezzo così facilmente. Verrebbe voglia di dire allora: scrivete come parlate, o meglio, come cagate!

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