La ribelle Amina lascia le Femen. Qualcuno l'ha pagata?

E' strano un voltafaccia simile. Fino a qualche giorno fa Amina, la tunisina del gruppo Femen, il movimento femminile di protesta ucraino famoso per la pratica di manifestare in topless contro il sessismo e altre discriminazioni sociali della donna, era in galera nella sua patria, la Tunisia, dove aveva scontato due mesi di pena in seguito ai suoi famosi blitz. Era considerata il volto arabo della contestazione, simbolo e avamposto del mondo islamico in cui i diritti delle donne sono nascosti dietro spessi veli di tradizione. Una volta fuori dalle patrie galere, e liberata anche in seguito a una mobilitazione di tutto il movimento, ha detto che si dissociava dal'organizzazione che accusava di islamofobia. Giustamente la leader ucraina del movimento Inna Shevchencko si è indignata e ha detto che Amina non ha tradito solo Femen ma le migliaia di donne che si sono mobilitate per reclamare la sua scarcerazione durante la campagna "Free Amina" e grazie alla quale è attualmente libera. Anche i social network accolgono tante proteste per la scelta della Femen tunisina. E qualcuno nutre il sospetto che dietro a questo repentino voltafaccia, che sarà sfruttato dai fondamentalisti per i loro fini, ci sia il solito denaro. Eppure Berlusconi non è musulmano!

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