Il caso del Cinema Italia

Foto tratta dal sito de "La Nazione"
La doppia faccia della Chiesa è stata dimostrata anche, come se ce ne fosse bisogno, a proposito della trasformazione del cinema Italia da analogico a digitale, indispensabile se si vuole continuare a proiettare film, perché dal 30 giugno prossimo non ci saranno più pellicole ma solo dischetti. La Regione Toscana, per venire incontro a quelle sale che altrimenti dovrebbero cessare l'attività, è disposta a dare un contributo sostanzioso, pari a circa la metà della spesa, a chi presenta domanda. Il tempo di scadenza era il 31 gennaio 2014. Subito don Banducci, che da tanti anni segue l'attività del cinema di via del Biscione, fece domanda. I giornali dettero con risalto la notizia che sembrò una presa di posizione netta della Curia Arcivescovile, sembrò cioè una rinuncia alla vendita per percorrere la strada della cultura. Nessuna smentita. A un secondo articolo che ribadiva le decisioni coraggiose che impedivano alla città di restare con sole tre sale da proiezione facendola retrocedere all'ultimo posto in Toscana ma non solo, delle graduatorie per il numero di cinema, la Curia improvvisamente ha fatto un voltafaccia incomprensibile, dicendo che in quanto alla digitalizzazione dell' "Italia" non se ne faceva di nulla e che, le notizie pubblicate, erano state tutte fandonie. Un voltafaccia degno della migliore tradizione chiesaiola. Va bene che la razza di stretta osservanza cattolica è abituata a fare peccato confidando che si trova sempre un prete compiacente che ti perdona (cosa che non farebbe Cristo se fosse veramente esistito) di tutto il male che hai fatto, ma questa marcia indietro ha destato scalpore anche al di fuori degli appassionati di cinema, perché una sala in meno nel centro storico vuol dire un ulteriore impoverimento dello stesso già messo a dura prova dalla crisi. La ragione del voltafaccia, sta negli interessi economici, nel "vile danaro". Per tale causa l'uomo fa le peggiori cose e i preti sono uomini che fanno gli interessi di uno degli stati più ricchi del mondo. Sbandierano spese folli per ristrutturare chiese non dicendo che quelle più importanti rientrano nel capitolato della Belle Arti ricevendo finanziamenti anche dall'Europa, e non dicendo che sono proprietari di numerosissimi immobili da cui ricavano fitti e soprattutto che potrebbero essere venduti al posto del Cinema Italia di cui chiedono "nientopopòdimeno" che 3 milioni di euro. E che di anno in anno ricevono lasciti di poveri illusi che, così facendo, credono di graziarsi la benevolenza di un dio che, se esistesse davvero, dovrebbe fulminarli sul posto. Insomma, ancora una volta si è preferito il "vile danaro" alla cultura. Già si sapeva di che panni vestono i preti, ma si sperava che nel 2000 qualcosa fosse cambiato dal medioevo. Ma, a parte la caccia alle streghe (che comunque si esercita sempre col razzismo che esercitano con chi non crede), siamo allo stesso punto, cioè al precetto di coltivare l'ignoranza che è terreno fertile per qualsiasi religione.

Commenti

  1. per caso qualche prete in gioventu' ha abusato di te?

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    1. Non c'è problema. Non ho frequentato molto la chiesa e quando la frequentavo da bambino l'unico finocchio era un frate di San Francesco. Ricordo ancora il nome ma non lo dico per decenza. Con la scusa di confessarci in sacrestia, al momento dell'assoluzione ci toccava bonariamente le cosce che spuntavano dai calzoncini. E noi ci andavamo apposta per ridere e per prenderlo per il culo. No, la critica ai preti e alla Chiesa è una critica che porto avanti da tempo, non perché sia miscredente, e lo sono, ma perché vedo nella Chiesa il potere e come tutti i poteri è ingannevole e va combattuto. Per il cinema Italia ho ragione io. Potrebbero vendere, i preti, uno degli innumerevoli fabbricati che sono in loro possesso per fare questi fantomatici lavori e lasciare stare l'Italia che fa, in una maniera o nell'altra, cultura.

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