Chet Baker meritava anche una riflessione


Bene ha fatto il Circolo del Cinema, in collaborazione col Circolo del Jazz, a riproporre il film Let's Get Lost su Chet Baker. Una commemorazione non solo limitata alla proiezione, che ha ricordato il grande trombettista jazz legato a Lucca da vicissitudini tristi. Come si ricorderà Chet fu trovato a farsi di eroina nella toilette di un distributore di benzina nella nostra città, subì un processo e fu condannato a 18 mesi di detenzione che si fece nel carcere di San Giorgio a Lucca. Proprio di questo vorrei accennare, di questa detenzione inconcepibile e ingiusta. Oggi la cosa sarebbe passata in sottordine e la vita, per Chet, non sarebbe stata defalcata di un anno e mezzo. Anche se si può dire, a parziale consolazione, che, in cella, per la concessione del dottor Cappetta a quel tempo direttore del San Giorgio, avendo il figlio Mario appassionato di jazz e fondatore del Jazz Club di Lucca, gli fu possibile portare la tromba con la quale, proprio lì, compose le sue più belle canzoni. Si è insomma ricordato Baker, ed è giusto, come musicista, ma non si è fatto cenno alla giustizia "ingiusta" che gli aveva tarpato le ali. Ricordo con rabbia quando, con Mario Cappetta, dalla sua altana dove aveva sistemato il suo studio, ascoltavamo estasiati il suono della tromba di Chet e pensavamo a lui che, per la sua inquietudine e per una legge assurda, doveva stare isolato dal mondo per un anno e mezzo. Fu perciò un godimento quando risentimmo al Teatro del Giglio, appena uscito, nel concerto che il circolo organizzò in suo onore, il morbido e melanconico suono della sua tromba.

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