A proposito di Aldo Moro

Foto tratta da Artspecialday.com

In occasione del quarantesimo anniversario dell'uccisione di Aldo Moro, tutti i mass media si sono dati da fare a ricordare l'assassinio di uno dei più importanti capi democristiani non risparmiando retorica e mistero. Misterioso è certamente questo assassinio: furono le BR da sole o c'era di dietro, spinto da interessi politici, un mandante? Perché non si riuscì con mesi a disposizione rintracciare il nascondiglio e che parte hanno avuto i servizi segreti anche americani? E tante altre belle congetture. Nessuno però ha avuto il coraggio di esaminare il peso che ha avuto Aldo Moro nella politica italiana, e se ha avuto veramente peso, nonché quello che ha fatto di buono nella sua lunga carriera. Mi preme allora ricordare che nel periodo che fu presidente del Consiglio (1963-68), al Consiglio Europeo nel '75, Ministro degli Esteri dal '68 al '72, e dal '73 al '74, Ministro della Pubblica Istruzione dal '56 al '59 e della Giustizia dal '55 al '57 per ricordare le cariche più eclatanti, non ha fatto niente che si possa ricordare. Fu, a mio avviso, un uomo politico che, all'infuori di appoggiare il compromesso storico che non fu mai fatto, non combinò un bel niente. Si sa che in giorni di commemorazione torna male dire queste cose, ma non si possono nemmeno tacere.

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