Una
volta, fino a cinquant'anni fa, nelle campagne le famiglie ci tenevano ad avere
fra i loro componenti un prete. Voleva dire tante cose. In primis avere un
lavoro che nobilitava tutta la famiglia, che non fosse quello umiliante e
faticoso del contadino, e soprattutto che garantisse uno stipendio a fine mese,
una serva (si chiamavano così a quel tempo le colf) tuttofare, insomma che
permettesse di godersi la vita e di esercitare
un potere che era, nelle campagne, assoluto. Quello che diceva il
"preto" era oro colato ed era l'unica persona a sapere vita morte e
miracoli delle famiglie del paese, una conoscenza dovuta alla confessione che
le donne esercitavano quasi settimanalmente. Insomma era una professione con i
fiocchi.
Poi il benessere (e non come ci vogliono far intendere la crisi delle
vocazioni) rivoluzionò il mondo del lavoro. I contadini divennero operai con il
loro stipendio e il tempo libero, i figli cominciarono a frequentare la scuola
dell'obbligo per poi proseguire in molti casi a studiare, oppure per immettersi
nel mondo del lavoro. E chi pensava più a farsi prete? Invece ci ha pensato la
crisi economica. Trovare lavoro è difficile se non impossibile. Le speranze
sono talmente poche che al giovane prende l'abbattimento. Ma a qualcuno è
venuto in mente di fare quello che fanno certi extracomunitari, in massima parte
neri, per sfuggire alla fame. Fare il seminario, costruirsi cioè un futuro
certo e sicuro, diventare prete. Ecco allora che il Seminario di Lucca viene
popolato da ben 12 allievi della nostra città e zone limitrofe, mai così tanti
da decine di anni. La crisi ha sortito quest'effetto insperato anche dalle
autorità ecclesiastiche che continuano a parlare di ritorno della vocazione. Io
insisto nel dire che è la crisi che ha generato i preti che non sono più i
parroci di campagna ma uomini attivi, vestiti come noi e che cercano di attirare
in chiesa, con giochi e sport, i giovani. Ma la sostanza è la stessa. A fine
mese hanno lo stipendio assicurato e non si asciugano certamente il sudore
sulla fronte! Un ottimo sistema per evitare la disoccupazione.
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