I prezzi inconcepibili dei quadri

Le cronache, quando si sono stufate di parlare dei giocatori di calcio e dei loro stipendi, uno scandalo che solo una società come la nostra fondata sui capitali guadagnati facilmente e ingiustamente e sull'imbecillità della gente può permettere, dicevo, quando si sono stufate, parlano di un altro scandalo internazionale e sembra ci godano: i prezzi dei quadri di nomi noti o "creati noti". Un esempio? Il quadro di Andy Warhol "Ritratto di Mao" venduto da Sotheby's a Londra a 7,6 milioni di sterline (9 milioni di euro), 18 volte di più di quanto è stato battuto nel 2000. Oppure un trittico di Bacon battuto da Christie's a 142 milioni di dollari, oppure un altro Warhol, "Silver Car Crash" battuto da Sotheby's a 105 milioni e così si potrebbe continuare all'infinito. Perché non ci sono solo i grandi nomi ma anche quelli piccoli come un certo Murillo, colombiano, che in tre anni è passato dall'oscurità alla luce della celebrità. Un suo scarabocchio su tela è stato venduto a 401 mila dollari facendo guadagnare al proprietario (tutti galleristi o mercanti), il 5.600 per cento. La fortuna arride non ai bravi ma agli audaci. Chi ha il coraggio di conquistare dapprima qualche gallerista di New York (parte sempre di lì), poi attraverso questo, qualche recensore di critica, infine farsi sponsorizzare mostre importanti come al Serpentine Gallery di Londra o al Rubell di Miami e, perché no, alla Brand New Gallery a Milano o all'American Academy di Roma, può dire: il gioco è fatto!  Solo che è triste vedere che l'artista non è valutato per il suo reale valore (il Mao di Warhol non è niente di eccezionale, anzi!), ma per il valore che gli danno gli speculatori. E gli scarabocchi di Murillo hanno preso il valore che hanno voluto i mercanti per un puro ragionamento di speculazione economica. Il dramma è che la gente ci crede. O no? C'è da sperare che, come dovrebbe avvenire per certi stipendi d'oro, la bolla finanziaria scoppi da un momento all'altro. Sarebbe una grossa soddisfazione. Ma ci sarà sempre, in questa società dominata dal danaro, chi speculerà anche su quella.

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