Ci
tentò anche Brunetta ma fallì miseramente. Trattò tutti i lavoratori della
Stato come vagabondi ma fece marcia indietro quando si rese conto che non era
così e se una minima parte vagabondeggiava, si trattava di una cosa
fisiologica. Ora Renzi, per seguire le orme del nano azzurro, non dice che gli
statali sono tutti vagabondi ma vuole istituire una graduatoria di merito fra
loro per premiare, con aumenti di stipendio, i più meritevoli. Che è una
maniera subdola per dire che sono vagabondi. O Renzi, se non ci hai altri lumi
per farti propaganda elettorale, vai a luce spenta. Che vuole dire il merito?
Chi giudica il merito? Faccio un semplice esempio: quello del lavoro scolastico
che conosco bene essendo stato nella scuola per quarant'anni. Chi può giudicare
il merito di un'insegnante? Chi se non il preside, che ora si chiama dirigente
scolastico? Ma il preside come fa a seguire tutti i professori di un istituto?
Di tutte le materie della cui gran parte non conosce? E poi come stabilisce il
merito? Con il numero di promozioni? Ridicolo! O se è di sinistra o di destra a
seconda delle sue opinioni politiche? Possibile! O se è religioso o meno? Credibile!
Insomma ci entrano, aldilà dell'impossibilità di giudicare tutti i professori
di tutte le materie, fattori personali che sarebbero decisivi per dare il
merito e che creerebbero nell'ambiente rivalità e scontenti. Ma insomma questo
Renzi, ne inventa sempre una più del diavolo per farsi propaganda. Ciancia ciancia
a vanvera come faceva il suo padrino di Arcore, non calcolando a cosa va
incontro. Perché anche questa del merito è una trovata che nasconde molte
insidie.
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