In
questi tempi di crisi, si parla del volontariato come fosse il toccasana, dal
punto di vista economico e sociale, della nazione. Come aggregazione di gente
buona e altruista che pensa solo al bene degli altri. Lucca, si dice che sia la
capitale del volontariato, non si sa bene perché, ma tant'é. Però, facendo un
esame attento della situazione, si scopre che le varie associazioni di
volontariato sono un serbatoio di voti di cui usufruiscono principalmente i
politici di fede cattolica essendo gran parte del volontariato, emanazione di
vari enti ecclesiastici. Volontariato come carità cristiana. Ma il volontariato
non è sempre di questo genere. Molto spesso corrono interessi paralleli e
corrono stipendi. Corrono infiltrazioni che poi frutteranno posti fissi.
Corrono, come si suol dire, raccomandazioni. Se si fanno cose utili, mi si
dirà, tutto bene. Eccome, dico io, sono d'accordo. Ma poi, con la mentalità che
ho sempre avuto che considera compito dello Stato, a cui si pagano miliardi e
miliardi di tasse, offrire l'aiuto che viene invece demandato alle associazioni
di volontariato, mi viene fatto di pensare che il volontariato è un male
sociale perché in parte, occupa posti di lavoro che dovrebbero essere
distribuiti agli aventi diritto. Non si parla certamente del volontariato di
donnette che, per passare il tempo, fanno dire inutili preghiere ai malati
negli ospedali, né a tante altre "professioni", ma intendo quel
volontariato corposo che potrebbe essere un lavoro normalmente retribuito agli
aventi diritto. Insomma se da un lato il volontariato fa bene, dall'altro fa
male, con il difetto all'italiana, di essere un infame serbatoio di voti.
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