Foto tratta da www.toscanaoggi.it |
La
morte non guarda in faccia nessuno. Così si sparisce quando meno ce lo
aspettiamo. E così è stato per Antonio, nonostante la malattia che lo
tormentava da anni. E' stato un brutto colpo per me perché con il prestigioso
pittore avevo spartito sessant'anni di vita. Come ho già detto in altra sede,
da quando io ero cronista in erba e lui pittore principiante. Poi la strada che
ha fatto la conoscono tutti e io sono ben contento di aver contribuito in minima
parte al suo successo con le mie "critiche" sempre positive, in un
mondo artistico lucchese retrogrado che era legato al paesaggino e alla natura
morta. Lavoravamo anche insieme tanto che nei primissimi anni '60 facemmo in
coppia un corto intitolato "Un uomo solo", che si può vedere su YouTube, purtroppo malridotto, con interprete appunto il pittore amico Ciro
Genovesi e la sua solitudine. Antonio faceva anche una comparsa, sulle Mura,
passando in bicicletta. Certo irriconoscibile, magro, giovanissimo e glabro.
Tre anni prima, in compagnia dello scultore Pera, eravamo andati a conoscere di
persona Marc Chagall nella sua villa di Vence. Fu così facile la cosa che ora,
con le guardie del corpo che pullulano attorno anche a personaggi
insignificanti, pare impossibile. Un incontro che fu importante anche per me.
Siamo sempre stati in contatto e ci scambiavamo le idee sui grandi artisti
moderni: io pronto a recepire i suoi pareri e lui, sia pure con la titubanza
che gli era congeniale, i miei. Ricordavamo spesso i tempi della gioventù e ci
facevamo sonore risate. Il suo spirito laico, che probabilmente discendeva da
suo nonno mazziniano Augusto Mancini, era sempre presente. E lo è stato nei
suoi voleri, quelli di essere cremato per esempio, e quelli di mettere l'urna
in un loculo nella facciata della casa di campagna dei suoi avi paterni. I suoi
infiniti oggetti più o meno antichi, le collezioni che ancora danno vita al suo
studio nell'anfiteatro, sono parte di lui. Guai a disperderli, fanno parte del
suo mondo, direi della sua personalità. Questo per parlare ad acque calme, di
Antonio Possenti come uomo che poi non era disgiunto dall'artista. Ma della sua
pittura, della bellezza e dell'importanza di essa, sono state e saranno piene
le pagine dei giornali. Questo spazio me lo sono ritagliato come lui fosse
sempre tra noi e ci intrattenesse con le sue storie e le sue barzellette,
capace come era di ironia e di sarcasmo, quelli stessi che traspaiono dalle sue
opere.
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