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Se
non avessi avuto simpatia per Virginia Raggi, il suo atteggiamento fermo e
deciso me l'avrebbe fatta nascere. Il forfait che ha dato all'Azione Cattolica
è stato un gesto di coraggio che non ci si aspettava, tanto più da una donna!
Invece la Raggi è andata dritta sulla sua strada sfidando l'opinione pubblica
schiava del Vaticano, quell'opinione pubblica che è pronta a bocciarla la
prossima volta. Invece Virginia non si è fatta schiavizzare come non si è fatta
schiavizzare da tutti i poteri speculativi che vogliono le olimpiadi a Roma nel
2024. Il ragionamento della sindaca non fa una grinza. Le Olimpiadi sono un'opera a rimessa. Troppo alti i costi,
poco chiare le ricadute su occupazione, infrastrutture ed economia locale,
ragione per cui tanti aspiranti organizzatori dei Giochi della prima ora, si sono
persi per strada a tempo di record. E la selezione finale si è ridotta sempre
più spesso a un confronto tra pochi intimi. Se si considera Roma, sono arrivate
a sei le candidature sfumate per il
2024. Quella di Amburgo è stata silurata in un referendum, Boston si è fatta da
parte dopo aver dato un'occhiata ai costi e sondaggi fra i cittadini, Madrid,
San Diego e Dubai hanno alzato bandiera bianca per cui in gara restano solo
Parigi, Budapest e Los Angeles Per non parlare di quelle invernali che,
affossate da referendum e previsioni di spese di miliardi che potrebbero essere
utilizzati meglio su altre priorità, si sono ridotte a Pechino, quella
vincente, e Almaty. Insomma le Olimpiadi non le vogliono sempre più città per
le spese di un'organizzazione che è un'impresa costosa e in perdita. Londra è
costata 10 miliardi di euro, Rio de Janeiro 4,6 più oltre 10 di lavori pubblici
e tutte e due hanno chiuso i bilanci con un pesante passivo. Oltretutto le
spese di previsione non sono mai state rispettate e in media sono costate
156% in più per non parlare di Montreal
che ha raggiunto il 720%. Diritti tv, sponsor, marketing e biglietti non
bastano assolutamente per coprire le uscite. Non calcolando, per Roma,
l'eventuale infiltrazione mafiosa e la scarsa trasparenza inevitabile dei
conti. Quindi, dimenticandosi del Vaticano che voleva sfruttare il tutto per l'anno Santo (ma quanti ne
fanno?) che si svolge nel '25, brava Raggi allora, anche se prendere una
decisione così coraggiosa non sarà stato facile.
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