Foto tratta da nonmidire.it |
Il
quotidiano La Nazione pubblica ogni giorno un elzeviro di Vittorio Sgarbi. Cosa
si fa per mangiare! Ma non ci sarebbe male di questi tempi in cui tutti si
arrangiano come possono, e in questi tutti inserisco di rigore quelli di un
certo nome, o una nomea, primi avanti a tutti, gli uomini politici. Dunque
Sgarbi, che per vivere fa il burattino sboccato in tv ovunque lo chiamino, non
ha ovviamente argomenti interessanti tutti i giorni per soddisfare l'editore e
così oggi, 20 giugno, se l'è presa con i critici lui che critico è, salvo
dimostrazione contraria. Li ha trattati da ignoranti e senza gusto, schiavi
delle mode, incapaci di capire la bellezza, elementi che fiutano l'aria e
seguono le tendenze inseguiti dalla loro bruttezza. E dopo aver sfoggiato la
sua cul-tura sbandierando nomi della pittura credo, rinascimentale, se la
piglia con Cecilia Alemani che si compiacerebbe dei suoi esercizi necrofili nel
padiglione Italia. Ancora niente di male se non avesse la sfacciataggine di
lodare lo stesso Padiglione Italia allestito da lui quattro anni fa,
"pieno di artisti vitali e generosi". Ora, siccome lo vidi a suo
tempo, vi posso assicurare che è stato il più brutto e inefficiente padiglione
di Biennale dagli anni '60 ad oggi, cioè dal tempo che ho seguito biennalmente
la manifestazione d'arte veneziana. Ebbene, le pareti della sala, fino al
soffitto, erano letteralmente tappezzate di quadri, uno attaccato all'altro,
fino al pavimento, quadri che, fossero anche stati interessanti, era
impossibile guardare e soffermarvisi davanti incasinati come erano. Tutti si
lamentavano dell'allestimento e si allontanavano dal padiglione molto
scontenti. E ora Sgarbi mi viene a elogiare il suo lavoro? Se non sa cosa altro
scrivere, ci racconti una barzelletta che è meglio. Pardon! non mi ricordavo
che la barzelletta è lui.
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