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Certo
che vedendo i vari voltagabbana che avvengono nel panorama, triste panorama,
della politica italiana, verrebbe voglia di cambiare nazione, o meglio
continente, e, magari andare nell'Africa nera per ritrovare i giusti rapporti
umani. L'ultimo caso che ci istiga all'abbandonare la stima dei politici è
quello di Marco Travaglio. Considerato un lottatore strenuo come difensore
della democrazia, un falciatore di teste che non avevano fatto il loro dovere
imbrogliando il popolo, insomma un polemista avveduto, ora, per acquisire forse
lettori del giornale che dirige, quella buffonata del Fatto Quotidiano che ai
tempi di Berlusconi non faceva altro che pubblicare, stufando i lettori, le
imprese delle olgettine, per acquisire i lettori dicevo, ha cambiato bandiera e
difende a spada tratta l'operato di questo dilettantesco governo giallo-verde,
ma sostanzialmente marrone come la merda, giustificando l'operato che aveva
criticato quando i grillini non erano al governo. E' stata una grande delusione
perché, anche se simpatico non è mai stato, lo reputavo un difensore della
democrazia. E ora si trova a difendere l'operato fascista di Salvini e Di Maio.
La colpa è mia perché ci dovevo pensare a prendere le parti di uno che era
stato il pupillo di Montanelli. E allora ci viene fatto di pensare che fece
bene Berlusconi quando, prima di sedere in televisione nella sedia dove era
stato Travaglio, prese elegantemente il
fazzoletto e spolverò dove doveva mettere il culo per mandare via i
residui di malignità depositata dal suo rivale.
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