Rocchi e Possenti |
E'
uscito in questi giorni un libriccino scritto da Alessandro Ballerini con
pubblicati i ricordi di otto amici di Antonio Possenti compreso l'autore che si
cimenta in tre lunghe liriche. E' intitolato Uroboros, per dare un inutile
tocco di sapienza al tutto, e gli amici sono Mirko Clemente, Massimiliano Coli,
Gino Franchi, Fabio Grassi, Riccardo Grassi, Giulio Mancini e Domenico
Monteforte. Chi dice una cosa e chi ne dice un'altra ricordando il Maestro, ma
tutti comprensibili succubi della sapienza del capo. Va bene tutto, tranne una
cosa di fondamentale importanza. Non c'è il pensiero di Mario Rocchi che è
stato di Possenti, da quasi l'adolescenza, amico e fautore della sua fama.
Perché quando la pittura di Possenti non piaceva a nessuno, fu la caparbietà
del Rocchi, l'insistenza critica che fece soprattutto su La Nazione scavalcando
le malignità dei concorrenti che dipingevano sempre nella maniera dell'800 e
che per questo lo odiarono, ad aprire le porte della notorietà al pittore. Sì,
ci sono state fra i due discrepanze giustificate, come quelle nate dalle brutte
parole di Pier Carlo Santini contro lo stesso Rocchi e che Antonio accolse nel
catalogo della seconda mostra alla Piramide (la prima gliela fece fare il
Rocchi insistendo con Bruno Vangelisti che non ne voleva sapere), per una
vendetta nei confronti del Rocchi stesso che svelò segreti critici del noto
studioso d'arte, ma in compenso fu sempre il nostro critico che, sfruttando la
conoscenza di Arrigo Benedetti, fece fare le vignette sul Mondo a Possenti
stesso. Insomma si potrebbe scrivere pagine e pagine sull'amicizia, anche
contrastata, ma che è durata più di sessanta anni, fra un critico-cronista e un
artista di grande valore. E perché il Ballerini non ha colto l'occasione per
svelarla? Forse la sua conoscenza con Antonio è troppo recente, ma quando si fa
un libro su un pittore e sui suoi amici, ci si dovrebbe informare. Insomma è
stata una mancanza imperdonabile.
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