Nacque
male subito il Festival Cinematografico di Roma, se non sbaglio per iniziativa
di Veltroni che tendeva a propagandare se stesso. Nacque male perché immediatamente
dopo Venezia che bene o male, se si eccettua Cannes, è il festival
cinematografico più importante del mondo. Poi l'idea di partenza, cioè di fare
una grande festa del cinema, faceva subito dubitare. A conferma della qualità
scarsa di questa manifestazione c'è un film uscito di recente nelle sale
premiato per la miglior regia e per la migliore interpretazione femminile, e quindi
ben considerato dalla giuria. Si
tratta di "E la chiamano estate" di Paolo Franchi, una sorta di
pellicola melensa che a diritto si conquista l'appellativo di film cerebrobanale.
Quali motivazioni per il premio al regista?
Perché forse ha rotto le palle con un'atmosfera plumbea e forzatamente cerebrale? O perché ha fatto vedere, sebbene da lontano, un pompino in una seduta di scambisti? O perché ha mostrato nudi di corpi avviluppati? E poi come si giustifica il premio a Isabella Ferarri, senza dubbio donna intelligente, ma che in tutto il tempo si vedrà un quarto d'ora, spesso nuda, e sempre zitta? Il tentativo di fare un film erotico coinvolgendo il cervello è miseramente fallito in una storia pallosissima di un tizio che riesce a scopare solo le prostitute o giù di lì, ma non riesce a far nulla con la donna che ama. Psicobanalità a iosa fino alla morte cercata del protagonista che si immerge nell'acqua e lì, per buona fortuna dello spettatore, affoga. Non manca lo scritto lasciato alla sua donna nel quale si legge tutto il grande amore che le voleva. Ma mi è bastato l'inizio con Bruno Martino che canta "E la chiamano estate" e poi più oltre Rita Pavone con "Che m'importa del mondo", belle canzoni tutte e due, ma che nel contesto suonano di gretta retorica, per capire di che panni vestiva questo film che, nonostante i nudi e il sesso, non fa una lira nelle sale. Il regista dirà perché è intellettuale, io dico che perché è palloso e banale. E' certamente più divertente un film con Cicciolina.
Perché forse ha rotto le palle con un'atmosfera plumbea e forzatamente cerebrale? O perché ha fatto vedere, sebbene da lontano, un pompino in una seduta di scambisti? O perché ha mostrato nudi di corpi avviluppati? E poi come si giustifica il premio a Isabella Ferarri, senza dubbio donna intelligente, ma che in tutto il tempo si vedrà un quarto d'ora, spesso nuda, e sempre zitta? Il tentativo di fare un film erotico coinvolgendo il cervello è miseramente fallito in una storia pallosissima di un tizio che riesce a scopare solo le prostitute o giù di lì, ma non riesce a far nulla con la donna che ama. Psicobanalità a iosa fino alla morte cercata del protagonista che si immerge nell'acqua e lì, per buona fortuna dello spettatore, affoga. Non manca lo scritto lasciato alla sua donna nel quale si legge tutto il grande amore che le voleva. Ma mi è bastato l'inizio con Bruno Martino che canta "E la chiamano estate" e poi più oltre Rita Pavone con "Che m'importa del mondo", belle canzoni tutte e due, ma che nel contesto suonano di gretta retorica, per capire di che panni vestiva questo film che, nonostante i nudi e il sesso, non fa una lira nelle sale. Il regista dirà perché è intellettuale, io dico che perché è palloso e banale. E' certamente più divertente un film con Cicciolina.
Commenti
Posta un commento