So
che attirerò le ire dei puristi ma non me ne importa un cavolo. Perché per lo
più sono falsi puristi. Mi riferisco al doppiaggio dei film oggi che la
questione si pone impellente. Infatti, per una ragione di risparmio (e non mi
si venga a dire che non è vero) viene ventilata l'idea di proiettare i film
stranieri in lingua originale con sottotitoli in italiano. Per me è una cosa irragionevole,
tanto più per chi, come il sottoscritto, ama il cinema come arte e considera il
cinema soprattutto come visione. Una visione che verrebbe danneggiata
notevolmente dai sottotitoli che distraggono dall'assieme figurativo. Perché è
questo ciò che conta in un film e non tante fisime intellettualoidi. Certo, per
chi è padrone della lingua originale, è indubbiamente meglio il film non
doppiato, ed è per questo che hanno successo le sale che operano in tal senso,
pochissime del resto, che raccattano stranieri, studenti di lingua inglese e
pseudo puristi che poi puristi non sono non godendo appieno, distratti dalle
didascalie, la sostanza figurativa della pellicola.
Mi si dice che "Django
Unchained" ha avuto in media più spettatori a Roma nella sala che l'ha
proiettato in originale, che singolarmente in quelle che lo hanno presentato doppiato. Che discorsi, come si fa a fare certi
raffronti mettendo in lizza una sala (originale) con le 47 (doppiato)? Senza
calcolare gli stranieri che popolano Roma? Insomma in fatto di penalizzazioni
il film con i sottotitoli è certamente più penalizzato del film doppiato. Tanto
più che, in Italia, salvo certi casi, ci si può vantare di un parco doppiatori
di tutto rispetto. E poi, ve lo immaginate lo spettatore medio alle prese con
le scritte in italiano che spesso non fa nemmeno in tempo a leggere? Ve lo
immaginate che razza di film uno spettatore può vedere per esempio alle prese
con le pellicole di Woody Allen che sono sempre dialogatissime? Dunque
consiglio ai puristi di vedere i film in originale, senza sottotitoli, e
lasciare ai poveri mortali il film doppiato. Io, di notte, a volte mi diletto a
vedere in tv i film in originale, senza didascalie. Confesso che, col mio
povero inglese fatico a capire qualcosa dei dialoghi, ma mi godo la visione e
questo è tanto. Molto di più che se fossi costretto a distrarmi per leggere
quei maledetti sottotitoli che, a volte, su fondo bianco, non si riesce neanche
a decifrare. Per concludere, pensando che oggi qualunque cosa si fa
esclusivamente per risparmiare, boccio la proposta e rimando la questione (film
in originale senza sottotitoli), a quando tutti, e può darsi fra qualche decina
di anni, avranno perfettamente la padronanza per lo meno dell'inglese. Già, ma
a quel tempo il cinema sarà moribondo se non già deceduto.
Concordo. Tra le altre cose, guardare senza sottotitoli permette di godere appieno dell'interpretazione degli attori stranieri!
RispondiEliminaMarco Bartoli
L'anno passato fui di passaggio nella vostra città, splendida. Era sera, non sapevo cosa fare, seppi che c'era in programmazione nel centro, mi sembra si chiamasse, San Bartoletto, forse Micheletto, un film di Bunuel. Mi precipitai chiedendo informazioni ai passanti, riuscii ad arrivare giusto in tempo per i titoli di testa. Già mi gustavo ben predisposto il grande film, nella calda e accogliente sala. A quel punto le cose cominciarono a girare per il verso contrario: lingua originale con sottotitoli in italiano. Davanti a me una signora con permanente mi impediva la lettura, e siccome anche lei aveva davanti a se un alto signore, ad ogni movimento per evitare i suoi capelli ne corrispondeva uno suo eguale per evitare i capelli del signore.
RispondiEliminaFu così che non potei seguire come avrei voluto quella stupenda opera cinematografica, ma devo dire che lo sconforto fu grande quando seppi che la scelta della proiezione con sottotitoli li era volutamente deliberata dagli organizzatori, in virtù di quel purismo perbenista e accomodante nei confronti di una platea acculturata e intellettualmente preparata. Questo per darti ragione, Mario. Seguo con piacere il tuo splendido blog, fonte di ispirazione e vis polemica.
Dumas