Da
anni, troppi anni, il cinema italiano versa in una grave crisi di idee prima
che economica. Allora si tenta in ogni maniera di salvare il salvabile,
sennonché il salvabile è così deleterio che fa paura. Mi riferisco alla serie
interminabile di commedie e commediole che invadono i nostri schermi e che,
forse, fanno tornare in pari i bilanci ma che sono di una stupidaggine
incredibile. Bene ha fatto Virzì ad abbandonarla per non confondersi con la valanga
di cineidiozie che, a paragone, la più
brutta delle commedie all'italiana degli anni '50-'60, è un capolavoro. Mi ha
dato lo spunto per scrivere queste quattro righe, una recentissima commediola
dal titolo furbo, "Tutta colpa di Freud" di Paolo Genovese, regista
modestissimo ma che non era mai caduto così in basso. Immaginate un padre
psicanalista cretino che, con tre figlie imbecilli, si presta a preparargli
anche da mangiare. Bene ha fatto la moglie a lasciarlo! Delle tre, una figlia è
lesbica con voglia di cambiare ed assaggiare l'uccello, l'altra, diciottenne,
va con un cinquantenne che è sposato con una bella donna di cui è innamorato il
padre cretino, un'altra ancora che parla con un sordomuto che ascolta la musica
a tatto (non si sa come si facciano a intendere!) di cui è perdutamente
innamorata. Di contorno una serie di uomini tirchi e idioti. Tutto in ambienti
abbastanza bene dove tutte le scene sono sottolineate da una musica assordante
fatta di canzoni, una musica che non si dovrebbe mettere mai se si vuole essere
un tantino meno ruffiani. Insomma una stupidaggine lunga e noiosa, senza senso,
falsa e senza un minimo di attrazione. Eppure ha il suo pubblico. Ma siamo
sicuri che piaccia? Non mi meraviglierei, perché il buonismo è imperante e paga.
Ma non paga certamente all'estero che tutt'al più certi film ce li comprano per
mandarli nella tv di quarta serata.
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