I
lucchesi sono conservatori ma non in merito alla natura. Questo almeno si
deduce dalla poca cura che hanno, in un periodo che invece andrebbero
salvaguardati, dei loro alberi. Piazzale Verdi, con un progetto poi andato in
malora, ha visto l'abbattimento di lecci secolari, come quelli di piazzale
Luporini ridotto ad un largo immenso di asfalto mentre la circonvallazione, con
la scusa o meno delle pericolosità di alcune piante (che davano, diciamo noi,
disturbo a certe manifestazioni musicali o culturali) è stata depauperata da
alberi molto grandi, e mentre viali come il Cadorna e il Matteo Civitali, per
costituire piste ciclabili, sono stati impoveriti di alberi a dir poco adulti
per sostituirli con alberelli di scarso conto. Bene, tutto questo per dire che,
come sempre, Lucca arriva in ritardo. Infatti nel mondo, come è risultato dal
Forum Mondiale di Mantova sulle foreste urbane, da Melbourne a Madrid, da
Londra a Parigi, le metropoli piantano centinaia di migliaia di alberi
antinquinamento. Se ben tenuta, un ettaro di foresta urbana può assorbire
trecento tonnellate di CO2 proprio come le foreste pluviali. Si tratta perciò
di trasformare le nostre città da produttrici a distruttrici di inquinamento.
Molti centri si sono attivati prevedendo entro il 2021 la messa a dimora di
milioni di alberi e creazione di migliaia di chilometri di vie alberate. Così
Melbourne, così Vancouver, Madrid e persino Tirana e infine Parigi che ha
promesso per il 20020, 30 ettari di spazio verde pubblico, 100 di vegetazione
su tetti e muri e 20.000 nuovi alberi. Tutto questo per ricordare ai lucchesi
che nella nostra città che è abbastanza ricca di verde, si fa il contrario. Per
negligenza, per poca informazione o per menefreghismo?
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